Molti degli atleti azzurri che eccellono a livello globale nei risultati sportivi vengono dal mondo della promozione sportiva e dello sport per tutti. Per esempio abbiamo visto in pista due mezzofondiste Elena Bellò e Federica del Buono e anche la saltatrice Elena Vallortigara: tutte hanno frequentato in gioventù le realtà e le gare del CSI (Centro sportivo Italiano) di Vicenza prima di spiccare il volo verso lo sport dei risultati, che spetta istituzionalmente alle federazioni e nel loro caso alla Fidal (federatletica). Nella spedizione di Tokyo era presente anche il velocista Matteo Galvan, una persona che si è formata da giovanissimo ai valori del CSI. Sono quattro atleti che rappresentano un movimento di centinaia e migliaia di ragazze e ragazzi solo nel Vicentino che praticano sport.
Le basi del Csi
E noi del CSI siamo orgogliosi di loro, e altrettanto di tutte le donne e gli uomini che attraverso lo sport hanno acquisito i valori in cui crediamo.
Sì, perché il CSI insegna la centralità della persona, il rispetto per i compagni, gli avversari, gli arbitri e i giudici, il pubblico, i genitori … insegna tutto ciò con i fatti, col gioco, perché lo sport è gioco!
E naturalmente da associazione di ispirazione cristiana in tutto quello che facciamo proponiamo Cristo e il Vangelo, senza nominarlo. Ecco perché nelle nostre parrocchie e negli oratori il CSI è assolutamente complementare con altre realtà ecclesiali che fanno riferimento esplicito alla Parola (in primis l’Azione cattolica, dalla quale il Csi nacque nel 1944-45) e nello stesso tempo ci permette di svolgere contemporaneamente un “ruolo missionario” in ambienti laici dello sport.
Lo sport è essenziale e complementare nelle parrocchie
Tutto ciò per dire che il CSI è necessario alla nostra Chiesa locale, perché non cura solo il corpo, aiuta a crescere per diventare cittadine e cittadini responsabili, e per coloro che sentono di approfondire la Parola avvicina e pone le basi per essere cristiane e cristiani.
Il nostro impegno per far rivivere gli oratori
L’impegno dei prossimi tre anni (il ricambio delle cariche nel CSI coincide con l’anno olimpico) è quello di restituire lo sport e il gioco agli oratori delle nostre parrocchie. Un patrimonio immobiliare che ultimamente in diversi casi viene considerato un peso, come abbiamo visto da un’inchiesta de La Voce dei Berici. Esiste un abbandono che non è dovuto a ragioni demografiche: altrimenti non si spiegherebbe perché le palestre comunali e private siano così affollate anche di giovani e giovanissimi. Anzi la pratica dello sport in generale interessa fasce sempre più larghe della popolazione.
I campi da gioco (calcio), le piastre (volley e basket) e le sale dove fino a qualche anno fa si giocava a tennis tavolo e biliardino (che sono vere e proprie discipline sportive), anche le sale per la “ginnastica dolce” (per adulti e per anziani) possono essere valorizzate non solo economicamente, ma soprattutto dal punto di vista pastorale, con allenatori-educatori formati per proporre i valori che la Chiesa vuole diffondere.
Negli oratori ci vuole un impegno minimo
Non bastano gli entusiasmi dei risultati olimpici, e nemmeno il servizio della grande rete nazionale del CSI e del comitato provinciale di piazza Duomo, 2 (assicurazione, formazione, organizzazione gare, meeting e campionati, arbitri e giudici di gara …). È necessario che a livello parrocchiale il parroco con qualche genitore e alcuni giovani adulti (disposti a formarsi come alle-educatori) si costituiscano come nucleo parrocchiale aderente al CSI. A Vicenza una buona prassi nata proprio quest’estate c’è già: a Santa Croce ai Carmini.
E la pagina da scrivere per le discipline e i giochi da praticare negli oratori è ancora per metà bianca: emerge ad esempio il tchoukball che l’ONU ha dichiarato “sport a sostegno della pace e della fratellanza”.
Sono certo che in futuro ci sarà un campione olimpico che dirà: “ho imparato a giocare e a fare sport grazie all’oratorio della mia parrocchia in Diocesi di Vicenza!” .
Succederà solo se oggi ci impegniamo tutti assieme.
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