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Don Benazzato (Ufficio scuola): «Al centro la relazione, ma preoccupa la mancanza di maestri»

Il 30 settembre, alle 16.30, nel cinema teatro San Pietro a Montecchio Maggiore, giornata di formazione per tutti i docenti "Le competenze umane: una risorsa preziosa per stare bene a scuola”. Alle 18.30 messa con mons. Pizziol.
di Marta Randon

In un anno in cui c’è meno tensione per il virus  e per la contrapposizione tra sì vax e no vax (l’obbligo vaccinale dei docenti è decaduto) l’augurio dell’Ufficio scuola e insegnamento della religione cattolica della diocesi di Vicenza è che si possa costruire una scuola in dialogo, mettendo davvero al centro i volti e le relazioni. «A questo proposito – spiega il direttore Marco Benazzato – il 30 settembre, al cinema teatro San Pietro in corso Matteotti a Montecchio Maggiore (ore 16.30), abbiamo organizzato un incontro aperto a tutti gli insegnanti. Tutti, non solo a quelli di religione». Gli ospiti sono Michele Visentin, consulente formatore, professore di scienze umane all’Istituto “Rolando” a Piazzola sul Brenta e la dottoressa Nicoletta Morbioli, Provveditore agli studi di Vicenza «che coltiva un bel dialogo con noi e che ha cuore la qualità umana della vita a scuola» sottolinea don Benazzato. Alle 18.30 è in programma la messa di inizio anno presieduta da mons. Pizziol. «La speranza, quindi, è quella di un anno più semplice – continua il direttore – meno segnato dal Covid, che vuol dire relazione più immediata tra alunni, insegnanti e personale scolastico».

Don Benazzato, tutto sembra parlarci di una ripartenza con il sorriso.

«La novità è proprio il poter fare scuola senza angoscia, sperando di non essere smentiti tra qualche mese. Il fatto, poi, che sia venuto meno l’obbligo vaccinale per i docenti in qualche modo rasserena anche quella componente di insegnanti che era contraria e che con la sua assenza aveva creato non pochi disagi. La necessità di trovare supplenti aveva messo la scuola ulteriormente in affanno. Chiaro che c’è la grande incognita della guerra e delle sue conseguenze. In primavera mi aspettavo un enorme arrivo di bambini e ragazzi ucraini, che di fatto non c’è stato. Molti stanno rientrando (ad esempio il gruppo ospitato a Villa Savardo a Breganze dalle suore Orsoline ndr)»

Don Marco Benazzato, direttore dell’Ufficio scuola e insegnamento della religione cattolica della Diocesi di Vicenza

C’è qualcosa che la preoccupa maggiormente?

«Mi preoccupa la situazione dei supplenti di religione. L’anno scorso è stato complicato perché a gennaio ci sono state le sospensioni dei docenti no vax. Dall’oggi al domani ho dovuto trovare 10-12 persone che non avevamo. Anche quest’anno credo andremo in sofferenza. Per i tanti insegnanti in aspettativa, maternità, malattia».

Da tempo si parla di un concorso dedicato ai docenti di religione. Ci sono novità?

«Entro la fine di quest’anno dovrebbero uscire due concorsi: uno ordinario riservato ai docenti che hanno il titolo, un altro straordinario riservato a chi ha almeno tre anni di anzianità. Entambi coprono il 50% dei posti vacanti e dovrebbero essere imminenti. Non bisogna però illudersi. Si può immettere in ruolo fino al 70% delle cattedre disponibili, quindi i posti non saranno tanti»

Mesi fa è circolata la notizia, non corretta, che gli alunni che scelgono l’insegnamento della religione cattolica siano in calo. Facciamo chiarezza.

«Non è vero. La situazione è pressoché stabile. A Vicenza e provincia le famiglie che scelgono la religione a scuola rappresentano circa l’85% del totale. C’è da chiedersi: “Di quell’85% quante famiglie e ragazzi possono dire di frequentare una parrocchia regolarmente?”. Molto pochi. Ma allora sarebbe interessante capire perché hanno comunque scelto la religione cattolica. La risposta è che le lezioni sono interessanti e che i docenti lavorano bene».

Scuole paritarie: a parte la difficoltà economica, ormai cronica, com’è la situazione?

«C’è la difficoltà di reclutare personale docente. Il titolo in Scienze della formazione primaria è l’unico abilitante per l’insegnamento alla scuola dell’infanzia e primaria. Il personale è introvabile. La politica del numero chiuso all’università ha fatto sì che ci siano pochissimi docenti disponibili e quei pochi appena possono, passano alla scuola statale A Vicenza e provincia la Fism (Federazione italiana scuole materne paritarie) e la Fidae (primarie e secondarie cattoliche, una dozzina in dicesi) hanno capito che devono fare squadra e presentarsi per quello che sono: non delle scuole d’elite, ma aperte a tutti, in dialogo con il territorio.  Le scuole dell’infanzia paritarie nei vari paesi sono l’espressione della comunità, di una parrocchia che pensa al futuro dei più piccoli. Non è un passaggio scontato. Ad ottobre la Fism compirà 50 anni e sarà un’importante occasione per parlarne nel modo giusto. Come per la carenza di medici, lo stesso vale per le maestre».

La scorsa settimana il Provveditore Nicoletta Morbioli ci ha confidato la sua preoccupazione per l’aumento, anche a Vicenza, delle richieste a dirigenti e sindaci dell’homeschooling e di “scuole fai da te”. Perché secondo lei è un fenomeno in crescita?

«Stiamo vivendo un periodo di profonda sfiducia nell’istituzione Scuola. “Non fa al caso mio”, “Voglio una scuola su misura per mio figlio”; alcune famiglie fanno questi ragionamenti. È un disagio simile a quello nei confronti del vaccino che parte da lontano. Ricordiamo che già da tempo c’è un gruppo di genitori che non ha voluto vaccinare i figli e che quindi si sono creati una scuola ad hoc. I docenti dicono che, negli anni, fanno sempre più fatica a dialogare con i genitori: “sono aggressivi, giustificano i figli”. La questione è che la scuola si basa su un patto educativo, i genitori si fidano della scuola che hanno scelto per i loro ragazzi. Questo non è più scontato. Ecco allora le rivendicazioni, più o meno giustificate. L’idea che passa è: “Mi stai offrendo un servizio, io sono autorizzato a criticarlo.” La scuola ha mille difetti, lo sappiamo, però questo svilisce il lavoro degli insegnanti e comunica al bambino e  ragazzo che non c’è sinergia tra scuola e famiglia, che il clima si è rotto. La sfiducia  generalizzata rimane nelle chat di classe, nasce l’homeschooling e concretamente si esce dal sistema».