«Siamo qui per una fortissima passione per la montagna. Non è un lavoro come gli altri, da giugno ad ottobre viviamo lontano da tutto, in mezzo alla natura, sotto un cielo che non finisce più, ogni volta che usciamo dal rifugio e ci guardiamo attorno è una gioia».
Miriam Roso ed Andrea Laghetto, 21 e 27 anni, rispettivamente di Valli del Pasubio e di Santa Caterina del Tretto, frazione di Schio, per il terzo anno consecutivo sono i giovanissimi gestori del Rifugio “Fraccaroli”, a 2230 metri d’altezza, sul monte Carega, la cima più alta della piccole Dolomiti, nel comune di Ala, in territorio trentino. Si trova sopra Recoaro Terme ed è una meta frequentata da molti vicentini.
Il rifugio fa parte della sezione Veneta del CAI; offre pranzi, cene e pernottamento. È un vero rifugio, si raggiunge solo a piedi. «Ci sono tre possibilità per venirci a trovare – spiega Miriam -.Si può lasciare l’auto al rifugio Campogrosso o al rifugio Cesare Battisti a Recoaro. Si può salire a piedi dalla parte trentina oppure dal versante veronese».
Quest’anno la stagione fatica a partire: «Fino a giugno c’era la neve – spiega Miriam -. In alcuni angoli c’è ancora. Ha fatto freddo e ha piovuto molto. Speriamo che l’estate arrivi in pianta stabile». Quando c’è il sole il rifugio si riempie: «Vengono a trovarci tanti giovani. Anche il nostro personale è giovane ».
Miriam ed Andrea possono contare sull’aiuto dei familiari: «Mio papà è al chioschetto fuori, mia mamma alla cassa e mia sorella in sala. Siamo una squadra – continua la giovane -. Ci aiuta anche un bel gruppo di giovani che si alternano. Siamo diventati una grande famiglia. In questi posti, in cui non si ha niente, i legami si costruiscono molto più velocemente». Attrezzatura, cibo, tutto quello che serve arriva tramite teleferica. «Parcheggiamo il furgone al rifugio Scalorbi, carichiamo sul carrello e facciamo partire il carico. Noi ci incamminiamo. Di solito ci si impiega un’oretta, un’oretta e mezza. Andrea ed io saliamo di corsa e ci mettiamo mezz’ora. Siamo allenati. Siamo grandi appassionati di sci d’alpinismo e di arrampicata».
E il lupo? «Quest’anno non l’abbiamo visto. Due anni fa abbiamo avvistato una coppia di lupi. Ululavano ai loro piccoli, che rispondevano. Sinceramente non ci fanno paura, anche i turisti che vengono a trovarci sono tranquilli. È decisamente più preoccupato il pastore che ogni anno porta al pascolo le pecore. Il problema è più suo che nostro».
Ma. Ra.