Un itinerario ad anello nel caratteristico borgo ai piedi delle prealpi trevigiane e bellunesi che fu dominio del Gattamelata.
Quello che proponiamo oggi è un itinerario ad anello conosciuto ai più come la “Passeggiata della Via dell’Acqua” che conduce lungo i sentieri del Rio Rujo, a Cison di Valmarino, in provincia di Treviso. Cison di Valmarino, in Valsana, è un caratteristico borgo ai piedi della dorsale delle prealpi Trevigiane-Bellunesi, noto per il prestigioso e antico castello dei conti Brandolini – ora Castelbrando- Colomban -, che fu del condottiero Gattamelata. Da sempre riferimento strategico per la vallata, ai suoi piedi passava la strada militare romana ‘Claudia Augusta Altinate’. Il percorso della Via dell’Acqua è un salto nel tempo, agli inizi del ‘900, quando l’economia (soprattutto la lavorazione della lana) dell’abitato di Cison di Valmarino era fortemente collegata all’utilizzo delle acque del torrente Rujo. È, quindi, presto spiegata la presenza di mulini, ruderi, lavatoi ricostruiti, canalette con chiuse, folli (vecchie case caratteristiche), e marmitte scavate dal lavoro millenario dell’acqua. Una volta lasciata l’auto al parcheggio sotto Castelbrando, castello da cui si dominano i borghi di Valmareno e di Cison, ci si attrezza con scarponi e ci si incammina per la strada bianca che accompagna verso il centro di Cison di Valmarino. Una volta superata la chiesa del paese e imboccate, a sinistra, piazza Roma e via Mazzini, si percepisce già lo scrosciare delle cascatelle del torrente Rujo. In pochissimo tempo si raggiunge il ponte di pietra che si attraversa per arrivare in via Serenissima e intraprendere la Via dei Mulini.
Una mappa del percorso e la prima fontana definiscono l’inizio dell’itinerario. La strada asfaltata diventa lastricata e poco dopo sterrata. Si scorge il primo mulino: la ruota non gira più, ma rimane comunque il fascino di un tempo passato. Si sale tra le rocce e, una volta raggiunta una scultura raffigurante un corpo di donna, si gira a sinistra seguendo una via ben battuta, accompagnati dall’acqua che scorre lungo una canaletta.
La passeggiata dura circa tre ore ed è accessibile ai bambini più grandi ma non ai passeggini. Lungo il sentiero si incontrano cascate e mulini.
Tra la vegetazione continuano a farsi spazio scenari di acqua e cascate. Un ponte di legno con, ai lati, sculture che paiono totem conduce a ulteriori piccole cascate che si percorrono camminando lungo passerelle di legno protette fino ad arrivare al Prato Mazarol. La camminata è semplice e pratica, l’acqua scorre incessante a sinistra e, con il suo percorso, permette di raggiungere effigi di folletti in legno. Il percorso alterna parti pianeggianti a leggere salite, alcuni ponticelli da attraversare e altri tratti tra le rocce.
Un pannello in ferro ricorda che ‘Quello che pensi di te stesso è più importante di quello che pensano gli altri di te” (Seneca).
Una nuova cascata, un nuovo ponte, un sottobosco e un immenso prato. A sinistra un ponte con una sbarra di ferro, più in alto il bosco “delle penne mozze”, dedicato ai caduti della Grande Guerra. Si torna indietro, raggiungendo nuovamente Prato Mazarol. Una piccola pausa permette di recuperare le energie per raggiungere Castelbrando.
Imboccata via San Silvestro, si oltrepassa la chiesetta e si procede lungo il marciapiede per quasi 500 metri fino alla rotonda. Qui si svolta a destra, in via Santon Osvaldo e, una volta raggiunto l’incrocio a T, si procede a destra in via Brandolini Brando. Da qui inizia l’ascesa al castello, l’unico tratto veramente in salita di questa camminata. Superata la sbarra di ingresso al castello si scorge l’imponente torre d’entrata. Si ritorna al parcheggio di partenza con la funicolare.
Questa passeggiata è fattibile anche con bambini al seguito, ma non con passeggini, copre 5,5 km per un totale di 3 ore di percorrenza circa.
Chi era Gattamelata?
Erasmo Stefano da Narni, detto il Gattamelata (Narni, 1370 – Padova, 16 gennaio 1443), è stato un condottiero e capitano di ventura. Fu al servizio prima della Repubblica di Firenze, poi dello Stato Pontificio ed infine della Repubblica di Venezia, da cui ottenne la carica di capitano generale. Abile stratega militare, difese la Serenissima dagli attacchi dei Visconti e riuscì a conquistare la città di Verona. Oltre che per le sue imprese militari, Gattamelata è famoso anche per la statua equestre in bronzo realizzata da Donatello su commissione della vedova Giacoma della Leonessa, ed attualmente a Padova nei pressi della Basilica del Santo.