38 chilometri, inseriti nella grande ciclabile Venezia-Monaco, da Laghetto di Camazzole a Pontevigodarzere.
Inserita idealmente nella grande ciclabile Venezia-Monaco, naturale intersezione con altri percorsi analoghi in territorio provinciale, la Ciclovia del Mediobrenta fa conoscere le bellezze naturalistiche assieme alle opere di pregio architettonico. Si snoda per 38 chilometri complessivi, che partono dall’ex Busa Giaretta di Carmignano di Brenta (ora Laghetto di Camazzole) e terminano a Pontevigodarzere nel territorio del Comune di Padova (ma ovviamente si può andare anche nella direzione opposta). Lungo questo percorso s’incontra di tutto: le storiche Villa Contarini e Villa Trieste in quel di Piazzola sul Brenta, la Certosa di Vigodarzere, come pure strade sterrate a ridosso dell’alveo, draghe dismesse e agriturismi attorno ai laghetti artificiali. Non mancano neppure le interruzioni dovute al passaggio di strade provinciali e regionali, che comunque non hanno limitato il transito di pedoni e ciclisti.

Alla sua origine c’è una serie di richiesteportate avanti negli anni da comitati di cittadini, i quali volevano evitare un ulteriore impiego di asfalto. O, perlomeno, speravano di rinaturalizzare certi terreni all’interno zona fluviale dopo che erano stati trasformati da vecchie cave. Dall’altra parte, ci sono state delle istituzioni che hanno compreso l’opportunità di trasformare questi tracciati in piste per la mobilità verde. Forte di finanziamenti regionali, si è mossa perciò la Provincia di Padova, che ha cominciato il recupero oltre un decennio fa. Il primo passo è stato di effettuare le dovute modifiche urbanistiche, in concordanza con i nove Comuni interessati (Carmignano, Fontaniva, Grantorto, San Giorgio in Bosco, Piazzola sul Brenta, Campo San Martino, Limena, Vigodarzere e Padova). Poi è passata all’atto pratico con la sistemazione del tracciato, l’insediamento di cartelli e panchine, lo sfalcio e la relativa manutenzione. Finché la Ciclovia è divenuta realtà.
Ne è uscito un percorso che si può ulteriormente suddividere in quattrotratti. Il primo a Nord, giungendo cioè dal Bassanese, collega Camazzole al ponte di Carturo (frazione di Piazzola). Nei suoi circa 8 chilometri s’insinua nell’area golenale tra Carmignano e Fontaniva,passando prima per il ponte di quest’ultima e successivamente per la frazione San Giorgio in Brenta. Questo primo percorso può “accogliere”, in pratica, chi arriva dalle vicine municipalità vicentine di Cartigliano e Tezze sul Brenta ed è diretto a Padova. Mentre il secondo tratto, esteso una decina di chilometri, si sviluppa tra due ponti, quelli di Carturo e di Campo San Martino (nella diocesi di Padova). In corrispondenza del primo ponte, il percorso si getta a circa un centinaio di metri parallelo all’alveo del Brenta, quindi si restringe e “dribbla” alcune case e allevamenti, per poi spuntare in località Santa Colomba di Presina. Da Santa Colomba si arriva nel capoluogo Piazzola: prima ci si sposta per una porzione di ciclabile più trafficata, a ridosso della Contarina; e subito dopo a fianco della roggia che costeggia da dietro Villa Contarini, villa veneta tra le più celebri e ammirate. Si attraversa quindi il centro storico del paese e si finisce nella confinante Campo San Martino.
Lungo il tragitto si incontrano meravigliose ville storiche, strade sterrate, agriturismi attorno a laghetti articiali.

Prima di attraversare un nuovo tratto sterrato, c’è pure la possibilità di ricongiungersi a un altro percorso ciclopedonale, la Treviso-Ostiglia ricavata sul tracciato di un’ex ferrovia militare. Se invece si prosegue per quella del Mediobrenta in questione, si scopre il terzo tratto fino al ponte diLimena. In questo caso, si costeggia il fiume più da vicino nonché lungoabbondanti filari di piante e qualche recinto privata. Le tappe immediatamente successive restano nelterritorio comunale di Piazzola, rispettivamente le frazioni Tremignon e Vaccarino. In quest’ultima si trova -al di là della ex statale Valsugana- Villa Trieste. Sempre a Vaccarino ci si scontra con il disagio di attraversare una strada dominata da auto e mezzi pesanti, attenuato però dalla presenza di semafori pedonali.
Una volta nei pressi del ponte di Limena comincia l’ultimo segmento, quello che prosegue fino a Pontevigodarzere. Anche in questi ultimi chilometri si mantiene il fortunato abbinamento tra immobili storici e verde (quasi) immacolato. Un esempio calzante ne è la seicentesca Villa Pacchierotti praticamente al centro dell’area del Tavello.

Anche se a risaltare in modo particolare è un po’ più avanti la Certosa di Vigodarzere, ex monastero costruito nel XVI secolo dai monaci certosini, autentico gioiello del posto. In questa parte della Ciclovia è inoltre possibile collegarsi alla ciclabile del Muson dei Sassi, e in questo modo percorrere a piedi e/o a pedali la parte orientale dell’Alta Padovana. Sono pure raggiungibili i percorsi ciclopedonali dell’Anello fluviale patavino, che di fatto circondano il perimetro del capoluogo. Non è tutto, perché recenti lavori hanno di fatto connessi i percorsi a Noventa Padovana e Vigonza, e da qui è più agevole arrivare ai confinanti paesi del Veneziano.
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