Una donna, laica. Professionista, moglie e madre. L’ha scelta il vescovo Pizziol come responsabile dello Spazio di ascolto che fa parte del nuovo Servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili (responsabile don Flavio Marchesini direttore dell’Ufficio diocesano per la famiglia) che viene presentato sabato 20 marzo alle 15.30 sul canale YouTube della diocesi all’interno all’Anno speciale dedicato all’Amoris laetitia, la seconda enciclica di papa Francesco a 5 anni dalla pubblicazione.
L’indicazione arriva dall’alto: papa Francesco ha chiesto a tutte le diocesi italiane di affidare il delicatissimo ambito degli abusi alla sensibilità femminile. Si chiama Paola Castegnaro ha 66 anni, è psicologa e psicoterapeuta con anni di esperienza in Comune, in Ulss e al Centro Arca di Vicenza specializzato in maltrattamento dei bambini. Ogni lunedì, dalle 9 alle 20, è a disposizione dei minorenni o persone vunerabili che ritengono di avere subìto molestie o abusi in ambito ecclesiale da parte di sacerdoti, religiosi o volontari laici che prestano il loro tempo in comunità . Inconterà anche chi non vive la situazione in prima persona, ma vuole segnalare situazioni di violenza. «L’obiettivo è accogliere, guardare e ascoltare – spiega la professionista -. Il servizio non vuole essere solo uno spazio per un atto di accusa, ma anche un’occasione per ricostruire un dialogo con la persona ferita e restituire fiducia alla vittima e a tutta la comunità ».
Paola come funziona lo spazio di ascolto?
«Dal 22 marzo, tutti i lunedì rispondo al telefono al numero 334.6074766 e alla mail tutelaminori@diocesi.vicenza.it e concordo un incontro. Il mio ruolo è quello di offrire gli strumenti per affrontare e gestire la situazione. Sono un filtro. Offro informazioni sugli enti e le istituzioni del territorio preposte alla tutela dei minori e delle persone vulnerabli: autorià giudiziaria, forze dell’ordine, garante per l’infanzia, assistenti sociali, consultori familiari, presidi ospedalieri. L’esposizione del dramma può avvenire in più occasioni così da verificare che le basi dell’accusa siano certe. Un compito delicato. Non esercito un servizio a titolo personale, ma un servizio ecclesiale, segno ed espressione della cura della Chiesa per le persone vittime di abusi ad opera dei membri della Chiesa stessa. Godo della più ampia libertà e autonomia necessarie per esercitare questo compito nel modo migliore».
Come si accompagna un ragazzino che ha subìto abusi?Â
«Il Centro offre ascolto, accoglienza e accompagnamento al percorso più idoneo per affrontare la situazione. Sarà fatto tutto il possibile per agire nell’interesse della sicurezza e tutela del minore o del vulnerabile. Non sarà posto alcun ostacolo alla presentazione di denuncia alla competente autorità dello Stato, che anzi viene incoraggiata».
Che cosa succede nella testa di un prete che molesta un minore? Quanto incide il fatto che sia sacerdote, quindi chiamato a vivere la “virtù della castita”?
«È una domanda molto complessa. Quando accadono questi fatti in ambito eccelsiale è uno scandalo a tutti gli effetti: un tale comportamento non è ammissibile perché ci si aspetta integrità e coerenza con quanto si predica. Si deve tenere conto di tutta la ricaduta sulla comunità ecclesiale che ripone fiducia sul suo pastore. Fatta questa premessa la figura dell’abusante è tale che sia prete o un familiare. La maggioranza sono uomini e in qualche caso – pochi – donne di tutte le età . Gli uomini abusanti per la maggior parte sono sposati, padri e lavorano in tutti i campi professionali. Comune a tutte le persone abusanti è – all’origine – la ricerca del controllo e del potere che viene sessualizzata e l’estrema capacità di manipolare le relazioni al punto da assoggettare l’altro al proprio volere comportandosi comunque in modo da non destare alcun sospetto. La maggior parte presenta immaturità e disturbi della personalità .Â
La sessualità non è il motivo principale dell’abuso sessuale, ma assume una funzione compensativa che consente al soggetto di affrontare situazioni stressanti e frustranti. Tecnicamente si chiama “sindrome da risarcimento”. Spesso la motivazione inconscia è la rimessa in scena o la difesa dalla memoria di traumi vissuti nel tentativo di annulare le proprie ferite e offese attraverso la soddisfazione sessuale».
Rimane traccia degli incontri?
«Sono tenuta a redigere un verbale per ogni incontro che leggo e sottoscrivo con il richiedente. Mi avvalgo della consulenza di un’équipe di esperti che fanno parte del Servizio tutela minori della Diocesi: due psicologi, due avvocati (uno penale e l’altro esperto di famiglia), uno psichiatra. La squadra si completa con don Enrico Massignani cancelliere vescovile ed esperto di diritto canonico, ovviamente il vescovo Pizziol e don Flavio Marchesini, referente del Servizio (intervista a lato).
Papa Francesco ha chiesto che fosse una donna laica ad occuparsi di questo. Che cosa ne pensa?
«Probabilmente il femminile è più rassicurante, attento e capace di ascolto. È questo che dà fondatezza alla mia presenza. Le molestie e gli abusi toccano l’anima e il corpo. E sul corpo i segni si vedono. Il corpo parla».