Una semplice passeggiata adatta alle famiglie.
Appena li si vede, da lontano, uno di fianco all’altro, sulle colline che dominano la città di Montecchio Maggiore, il pensiero corre veloce a Shakespeare, subito seguito da una domanda: quale sarà il Castello di Romeo e quale quello di Giulietta? Un modo piacevole di scoprirlo è percorrere l’Itinerario della Nova, una passeggiata adatta alle famiglie che porta ai resti dei due castelli che avrebbero ispirato la penna prima di tale Masuccio Salernitano (14151476) e poi di Luigi Da Porto (14851529): quest’ultimo, in particolare, dedicò alla faida tra Montecchi e Capuleti la novella da cui, a sua volta, Shakespeare derivò la celebre tragedia dedicata all’infelice storia dei due amanti (1596). Della lunghezza complessiva di quasi 4 chilometri e percorribile in poco più di un’ora, l’itinerario della Nova porta ai due castelli attraverso un percorso che si sviluppa per buona parte nel bosco lungo un sentiero che sale la collina.
La partenza, indicata dai segnalibiancorossi che segnalano tutto il tragitto, si trova sotto il campanile della centrale chiesa di San Pietro. Da qui, proseguendo lungo una stradina asfaltata, si incontra, quando ancora si è nell’abitato, la fontana del Ferro, anticamente detta Fontana Coperta, il cui nome deriva dalla chiusura rudimentale che permette di trattenere l’acqua nella vasca interna di raccolta. Si sale quindi dolcemente, mentre lo sguardo si allarga sulla pianura, fino a quando, incrociato il Capitello della Fratta, la strada si trasforma in un sentiero circondato dal verde che porta alla località Roccolo. Il tragitto si inoltra ora nel bosco e, poco dopo, ecco la fontana “della Nova”, nome datole a ricordo della nuova messa a coltivazione di terreni boschivi – detti “terra nova” – negli inizi del Quattrocento per incentivare la ripresa demografica successiva alla peste nera. Lasciata la fontana e incrociato l’albero dei desideri, con tante pezze colorate sui rami, il sentiero sale ancora, fino a raggiungere la sommità della collina; alzando lo sguardo a sinistra, si gode finalmente la visione del primo dei due castelli.
Percorribile in meno di un’ora, l’itinerario della Nova si sviluppa nel bosco, lungo un sentiero che sale la collina.

Dalla tradizione popolare, il Castello della Villa, detto anche di Romeo, è attribuito alla famiglia Montecchi.Aggirate le mura, la costruzione si erge su un prato verde e l’attenzione viene attratta dalla torre alta circa 25 metri. Come si legge nel cartello esplicativoposto all’ingresso, la torre faceva parte di un sistema difensivo che oggi è visibile solo in alcuni punti. Ma, quando inizia la storia dei castelli? Inizialmente, esisteva un solo castello a Montecchio che sarebbe stato costruito nel 1008 dalla famiglia dei Bongiudei, ma la notizia non è suffragata da alcun documento. È invece documentato che nel Duecento appartenesse alla famiglia dei Pilei, nemica di Ezzelino III da Romano, che, sconfitti i Pilei, lo demolì nel 1243. Restaurato, venne nuovamente distrutto durante la guerra veneto-scaligera (1336-39). Nel 1354 Cangrande II della Scala, allo scopo di potenziare il sistema difensivo del suo territorio, provvide alla costruzione di due rocche – i due castelli – e di una cinta muraria. Dopo la fine del dominio scaligero, nel 1404, Montecchio passò alla Repubblica di Venezia; così, quando un secolo più tardi la Serenissima fu costretta a difendersi dagli attacchi della Lega di Cambrai, nel 1514, per paura che i castelli cadessero in mano nemica, li rese inservibili incendiandoli: motivo per cui non ci sono testimonianze che permettano di avere riferimenti sulle funzionalità degli spazi interni. Oggi, durante i mesi estivi, il cortile interno del castello ospita spettacoli teatrali e cinematografici.
Proseguendo nella passeggiata, nei pochi metri che separano i due castelli, si trova la chiesetta della Madonna degli Alpini, costruita come ex-voto di guerra di un soldato, al cui interno sono custodite pregevoli sculture. Ripreso fiato e ripresa la passeggiata, si arriva in pochi minuti al Castello di Bellaguardia o di Giulietta. Anche in questo caso la struttura, che oggi ospita un ristorante, è costituita fondamentalmente dalle mura a difesa di una torre. Il recinto presenta una caratteristica pianta a “elle”. Si possono ammirare il mastio, una torre alta 20 metri, alla base della quale è scolpita su pietra una scala, simbolo dei signori di Verona. In mezzo al cortile, un pozzo-cisterna raccoglie l’acqua piovana. Dalla terrazza che fa da copertura all’edificio, si gode una vista spettacolare sulla pianura sottostante e sulle colline che la circondano.
Poco sotto il castello di Giulietta si trova l’accesso alle Priare, cave di pietra che un importante progetto di valorizzazione del territorio ha trasformato in suggestivo scenario per eventi e appuntamenti culturali. Il complesso sotterraneo ha uno sviluppo spaziale di quasi 1500 metri quadrati; per un migliaio sono vani artificiali e, per circa 300, cavità naturali. Da qui si ritorna a valle attraverso il sentiero didattico del Montenero, ricco di tesori mineralogici e rarità botaniche illustrati in alcuni cartelli esplicativi. Alla fine della discesa, il circuito si chiude con il ritorno al campanile e alla chiesa di San Pietro.
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