Editoriali

Alimentare la fiducia, nostra responsabilità

di Lauro Paoletto

Quanto sta avvenendo a margine dell’inchiesta denominata “Angeli e Demoni” è l’ultimo episodio di una serie di fatti che da tempo stanno minando la fiducia di tante persone verso le istituzioni del Paese.

L’indagine in questione ha scoperchiato a Bibbiano (provincia di Reggio Emilia) un sistema illecito di gestione dei minori in affido, basato su manipolazione delle testimonianze dei bambini da parte di assistenti sociali e psicologi, il tutto per avere illeciti vantaggi economici. Il risultato del sistema è stato l’allontanamento non motivato di bambini dai propri genitori naturali, con conseguenti drammi facilmente immaginabili.

È un fatto gravissimo che dovrà essere approfondito per individuare con la massima rigorosità le responsabilità e punire i colpevoli. Il fatto dovrebbe anche portare a una verifica degli strumenti di controllo e a valutare eventuali modifiche nel sistema della tutela dei minori in modo da evitare in futuro casi simili.

Ci attendiamo indagini puntuali e rigorose, non invece la caccia alle streghe (interessante al riguardo la lettera di un nostro lettore pubblicata in questo numero) che potrebbe profilarsi con l’annunciata Commissione d’inchiesta sulle Case famiglie o con qualche altra discutibile iniziativa proposta anche a livello di singoli comuni (si veda il caso di Schio), da qualche consigliere comunale. Anche nel caso dell’affido, come pure per il tema dei migranti o della scuola (solo per citare alcuni esempi) il rischio è di fare, come si dice, di ogni erba un fascio. In tanti, poi, si scoprono esperti. Persone senza competenza nel merito si sentono autorizzate a intervenire e a formulare sentenze.

Ma una cosa è rivedere e, se serve, rafforzare il sistema di controllo per verificare possibili errori, omissioni e reati (che nel caso vanno perseguiti con inflessibilità) e altra cosa è alimentare un clima terroristico e di sfiducia il cui unico vero risultato sarà di paralizzare il sistema perché nessun professionista vorrà assumersi in prima persona responsabilità che lo possano esporre a linciaggi mediatici e attacchi politici pesantissimi.

Il dato più preoccupante è che questo è una tendenza generale: la fiducia nella competenza e nell’autorità si sta erodendo e rischiamo, alla fine, di ritrovarci

solo con macerie.

Pensiamo a come in questi anni si sono screditati gli insegnanti e i presidi con pochissime voci di politici che si sono alzati per difenderli.

Guardiamo a come hanno perso di autorevolezza i medici e in generale chi si occupa di sanità e più in generale di scienza (emblematica la vicenda dei vaccini): oggi basta verificare un proprio malessere su internet e ci si sente autorizzati a non credere alla diagnosi proposta dal medico.

Pensiamo al momento difficile che vive la Magistratura, piuttosto che il settore delle Banche. Anche con riferimento alla Chiesa lo scandalo pedofilia ha indebolito la credibilità dei nostri preti e questo a prescindere dal fatto che la stragrande maggioranza di loro si spenda con una dedizione ammirevole per la propria comunità.

Certo ci sono stati episodi anche gravissimi che hanno minato la fiducia, ma in realtà per molti è diventato più facile non credere a nessuno, che tentare di approfondire, capire, distinguere… E così la fiducia è diventata merce rara e forse anche per questo in non pochi continuano a puntare sul possibile uomo della Provvidenza al quale affidare le sorti del Paese e dal quale sperare soluzioni ai mali che ci affliggono.

In realtà la fiducia per riprendersi chiede di riscoprire il valore della competenza, di riaffermare la necessità del controllo puntuale, rigoroso, per tutti (cittadini e ministri!), non persecutorio. Richiede, infine, di convincersi (è dura ma è così!) che la complessità richiede soluzioni complesse e che quindi è bene diffidare delle semplificazioni. Insomma una strada non facile, ma possibile solo se ciascuno di noi si assume il proprio pezzo di responsabilità

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