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Addio a Romana De Gasperi, testimone della santità in politica.

Maria Romana De Gasperi a Borgo Valsugana.

Maria Romana De Gasperi, la maggiore delle quattro figlie di Alcide De Gasperi, è morta la notte del 30 marzo a 99 anni. La ricordiamo con questa intervista, recuperata dal nostro archivio, pubblicata il 2 settembre 2018.

«Con mio padre cantavo “La Montanara”»

La figlia dello statista racconta il volto “familiare” del padre «In America dovevo fargli io il nodo alle cravatte e decidere il vestito»

In quei monti il presidente Alcide De Gasperi aveva passeggiato tantissime volte. In quei boschi si era addentrato spesso anche quando ricopriva le massime responsabilità come statista, creando, tra l’altro, qualche difficoltà logistica pure ai carabinieri che lo scortavano.

Siamo a Val di Sella, nel comune di Borgo Valsugana, nella casa di Alcide De Gasperi, il fondatore della Democrazia Cristiana, l’ultimo presidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia e il primo della Repubblica italiana.

Ci accoglie con grande cordialità la figlia Maria Romana, che delle quattro figlie fu quella che più seguì il padre durante i suoi impegni politici e che si è fatta carico, alla sua morte, di conservare e valorizzare l’immenso patrimonio di scritti, materiali documentali, ricordi. Questa attività di memoria e testimonianza avviene oggi in particolare attraverso la Fondazione (https://www. fondazionedegasperi.org) di cui Maria Romana è presidente onorario e ha un grosso valore anche con riferimento alla causa di beatificazione del padre, che dopo 25 anni è ancora ferma alla fase diocesana.

«In famiglia si cantava molto e a mio padre piaceva tanto. Aveva una bella voce, era un tenore». La figlia maggiore di De Gasperi (le altre furono Lucia, Cecilia e Paola) ci racconta con semplicità e con lucidità invidiabile (ha 95 anni!) il leader politico dietro le quinte e fuori dalla formalità, il volto familiare e intimo dello statista, come lo ha potuto conoscere e oggi lo può testimoniare una figlia che ha condiviso molti momenti dell’impegno politico del padre e che di lui ne è stata la biografa.

Siamo nella grande sala al pianoterra dove si può ammirare il caminetto attorno al quale – ci racconta la signora – «nostro padre ci radunava per cantare, in particolare la Montanara (citata nel suo testamento spirituale)». A tale proposito ricorda che pochi giorni prima della sua morte, avvenuta il 19 agosto del 1954, «una mia sorella intonò una canzone e lui la seguì cantando. Mi accorsi che stonava. Lo lessi come un segno che la fine era prossima». Ad ascoltare questa testimonianza straordinaria è un gruppo del mondo ecclesiale vicentino, coordinati da Fernando Cerchiaro, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della scuola.

Alcide De Gasperi raggiungeva Val di Sella per stare con la famiglia, ma anche per scrivere e pensare. «Lui amava il silenzio, ma non la solitudine. Non era un solitario – precisa la signora Maria Romana -. Era contento quando c’erano persone e accoglieva ben volentieri chiunque passasse di qua. Lui era fatto per parlare con gli altri, per conversare».

La vita di quest’uomo che ha guidato l’Italia fuori dalla guerra e avviato la ripresa economica è stata impastata sempre di fede profonda, autentica, mai ostentata. «Morì pronunciando “Gesù, Gesù”».

«Lui ha sempre mantenuto – ricorda – il suo stile semplice: andava a messa alla domenica e non faceva cose straordinarie, pregava quando poteva. Mentre doveva ricevere certe persone scriveva sovente poche righe in un foglietto, spesso in latino (che per lui, assieme al greco, era come l’italiano), righe che erano una sorta di preghiera, frasi prese dalla Bibbia che conosceva a memoria».

Il suo stile di credente impregnò tutta la sua azione politica. Emblematica, a tale riguardo, fu la relazione non facile con Giuseppe Dossetti, altro cattolico tutto d’un pezzo. «Sono convinta che ciascuno dei due soffriva, per procurare all’altro un dispiacere» osserva la figlia. Pur nella differenze di posizioni «c’era il rispetto delle idee e della serietà dell’altro ed emergeva la stessa base cristiana».

È stata la fede profonda che gli ha permesso di mantenere il senso delle cose e della misura. «Allora si facevano i comizi in piazze gremite. Una volta – racconta ancora la figlia – dopo uno di questi comizi in Liguria, quando la gente si attaccava alla macchina e gridavano il suo nome, papà mi disse “Vedi, capisco Mussolini: perché quando ti gridano il tuo nome e gridano “Evviva” devi stare molto attento a dividere quello che dicono, che riguarda il personaggio, da te; quindi si capisce perché un dittatore poi pensa che sono cose sue e non per quello che rappresenta”. Devo dire che mio padre era molto bravo nei discorsi. Nelle piazze durante i comizi, talvolta saliva un cartello con una domanda o un’accusa e lui coglieva lo spunto e rispondeva, quasi in un colloquio con la folla».

La fede era il riferimento fondamentale nelle scelte della sua vita e lo si coglie anche nel racconto del rapporto con mamma Francesca. «Lo dice chiaramente in una delle tante lettere bellissime che le scrisse prima di sposarsi: in qualche modo mette le mani avanti in modo che la futura sposa (alla quale si unirà nel ’22 Ndr) sapesse a cosa andava incontro ». «La mamma – ovviamente – non interferiva sull’attività politica di papà. Lo sosteneva nei momenti gravi. Lei lo conosceva bene, capiva subito se era una brutta giornata o no. Credo che a mia mamma lui raccontasse molte cose».

Se la signora Francesca non interferiva con l’attività politica, doveva però avere un certo potere sul marito. «Papà non ci sapeva molto fare con i soldi. Anche quando lavorava e portava a casa lo stipendio lo affidava sempre a nostra madre che gli dava dell’argent de poche per quel poco che poteva servirgli».

Ancora la figlia ricorda quando la mamma proibì al papà di tornare a scalare montagne (a lui scalatore e amante delle vette) dopo che, tornato a casa da un’escursione sulla Torre Winkler (Torri del Vajolet) aveva raccontato con semplicità che aveva rischiato di lasciarci la pelle. Poi, nell’attività politica, era Maria Romana, in qualche modo, l’incaricata anche da mamma a seguirlo per prendersi cura di lui. Fin da piccola lei cercava di stargli vicino e ascoltare i suoi racconti. Fu naturale per lei diventarne la segretaria e trovarsi in situazioni assolutamente eccezionali come quella volta che «il governo transitorio fu ospitato in una villa a Salerno. C’erano ministri dei vari partiti. Io, giovanissima, battevo a macchina per tutti, tranne che per i comunisti».

Emblematico del rapporto tutto particolare con il De Gasperi statista fu il viaggio in America che l’allora presidente del consiglio fece a inizio gennaio 1947, un viaggio importantissimo che segnò la politica estera del Paese che cercava di accreditarsi presso i nuovi alleati. «Io dovevo badare a papà, a fare in modo che fosse sempre a posto. Dovevo fargli io il nodo alle cravatte e decidere il vestito. Quel viaggio fu il mio primo contatto con l’America dove tutto era grande, nuovo, attraente. Ricordo che in albergo al mattino mi portarono la colazione. Io ero abituata ad avere caffè latte e una fetta biscottata. Mi arrivò un vassoio con uova, bacon e altre cose. Pensai a un errore e che il tutto dovesse essere anche per mio padre. Quando andai da lui, mi rassicurò che lui ne aveva uno di uguale. Quel vassoio divenne per me il simbolo della grandezza dell’America».

Tra i molti incontri avuti in quei giorni Maria Romana De Gasperi ricorda il ricevimento dal cardinale Spellmann. «Mi ero messa l’unico vestito da sera che avevo. Lasciava le spalle scoperte. Non ci fu verso: mio padre volle che mi mettessi qualcosa sopra. Quando arrivammo al ricevimento tutte le donne presenti avevano abiti senza spalle e scollati».

Rispetto al De Gasperi credente la figlia maggiore sottolinea come la sua fede si concretizzasse «nel fare il bene degli altri e non nel vivere la politica come un modo per realizzare interessi personali».

E a proposito del cammino di beatificazione ha commentato che «la politica è uno dei luoghi più difficili dove vivere la santità perché le tentazioni sono moltissime e non è facile riconoscerle come tali. La politica, per il credente, non è diversa dagli altri ambiti ma richiede più forza e maggior coraggio».

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