Azzardo fa rima con paradosso. Cominciamo dal nome. Non si stratta di un gioco, «semmai della sua degenerazione» dice Marco Tarquinio che, da direttore di Avvenire, ha scandagliato il tema con non poca fatica. Le parole sono importanti. Si tratta di un’attività pericolosa che coinvolge un milione e mezzo di italiani. Un passatempo che può portare dipendenza, una palla avvelenata (se proprio vogliamo avvicinarci al mondo ludico) che può trasformarsi in patologia.
Il secondo paradosso fa rima con interessi. Quelli dello Stato italiano sono tantissimi: guadagna il 10% dei soldi che escono dalle tasche dei “giocatori” escluse le vincite. Tutti, dalla signora che gratta in tabaccheria una volta l’anno, a chi si mangia il tfr, lo stipendio o la pensione. Ma è un cane che si morde la coda, perché lo Stato poi ne spende altrettanti – e anche di più – per curare chi diventa dipendente, per sostenere le famiglie distrutte, per fare prevenzione e sensibilizzare la popolazione. Lo Stato sfrutta le persone per fare soldi e poi le cura attraverso il sistema sanitario nazionale.
Quello dell’azzardo è un settore dai muscoli potentissimi. Deve fare paura perché se hai perso vuoi riprovarci, se hai vinto vuoi vincere ancora. E, per i più fragili, diventa un girone infernale.
Non è quindi un problema personale, ma della collettività . Coinvolge i familiari del giocatore, il terzo settore, la sanità , il mondo economico. Lo ribadsce con forza la campagna nazionale contro i rischi dell’azzardo “Mettiamoci in gioco”, coordinata dal CnCa (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), che in Veneto – per il momento -coinvolge 38 tra istituzioni, cooperative sociali, associazioni di consumatori, sindacati, amministrazioni. «Dietro i numeri ci sono le persone» afferma don Armando Zappolini, toscano, portavoce della campagna. E i numeri sono da capogiro. «Gli italiani nel 2022 hanno speso 136 miliardi di euro (l’ultima manovra finanziaria del governo è stata di 35 miliari di euro ndr), con una crescita del 22,3% rispetto all’anno precedente – spiega Sabrina Molinaro, ricercarice sezione epidemiologia e ricerca sui servizi sanitari Ifc-Cnr – . Il fenomeno è in aumento costante. Ci sono le slot machines, la lotteria, il gratta e vinci, le scommesse sportive, le sale da gioco, il lotto. E soprattutto le carte e i giochi di abilità on-line».
Nel 2019 l’azzardo online rapprentava la metà di quanto “giocato” fisicamente. Nel 2020 i locali dell’azzardo hanno chiuso per sei mesi a causa pandemia, provocando il primo sorpasso dell’on-line. Il superamento si è confermato nel 2021. Nel 2022 il gioco fisico è cresciuto moltissimo, senza tuttavia raggiungere i livelli prepandemici. L’azzardo on line, invece, nel 2022 ha superato i 73 miliardi di euro, raddoppiando i numeri del 2019. Da gennaio a luglio 2023 si registra un’ulteriore crescita del 10% rendendo probabile il superamento degli 80 miliardi a fine anno, nel solo on line. Nella fascia d’età 18-74, dove si concentra la quasi totalità dei giocatori, il gambling (azzardo in inglese) on line corrisponde alla cifra di 1.719 euro annui procapite, significa che ogni giocatore in Italia spende in media questi denari ogni anno .
800mila italiani (fascia 18-84) mostrano un profilo a rischio moderato/severo. Sono soprattutto giocatori di genere maschile, under 40. L’azzardo è un tema molto complesso perchè coinvolge persone fragili in grandissima difficoltà non solo economica, ma anche i nostri giovani attratti dai soldi facili e le fasce più povere che sono esposte a indebitamento, quindi a finire nel buco nero dell’usura.
Da un recente studio effettuato da Espad Italia su un campione di studenti tra i 15 e i 19 anni il 3% (oltre 67mila giovani) ha un profilo di “gioco” problematico. Appassionati di videogame sono influenzati dai pari, ma anche dal comportamento dei genitori e familiari. «L’azzardo problematico è associato alla presenza di problemi di condotta e sintomi depressivi» spiega Sabrina Molinaro.
C’è poi un problema culturale. “Io non vado al Serd. perché non sono malato”. La questione del riconoscimento della dipendenza. «In Veneto si stima che siano circa 3.500 i soggetti che avrebbero bisogno di essere seguiti dai Servizi – spiega l’assessore regionale del Veneto Manuela Lanzarin -. Le nove Ulss venete ne seguono 1.420. Il problema è come avvicinare le restanti 1.700. Sono ancora troppe le persone che sottovalutano il problema e non si rivolgono ai servizi». «Nel nostro Paese aumenta il bisogno di assistenza, ma aumenta anche il rifiuto. Si “gioca” di più, ma diminuiscono le persone assistite dai servizi regionali» commenta il dottor Fabio Fuolega, responsabile dell’Ufficio dipendenze regionale.
«Qualche risultato l’abbiamo ottenuto – si consola don Zappolini -: il divieto di fare pubblicità , per esempio, e un osservatorio sul tema del Ministro della sanità . Conquiste ottenute, certo, ma perennemente sotto attacco perché interessi in gioco sono tantissimi».
«Non sono proibizionista – continua il sacerdote – ma non si può tollerare che lo Stato faccia i soldi sulla pelle delle persone. L’azzardo è un fenomeno multi fattoriale che necessita di essere monitorato e analizzato sistematicamente».
«Il mondo dell’azzardo è una ferita aperta nella carne viva della gente – commenta ancora Marco Tarquinio -. È la terza attività del nostro Paese. È impressionante perché non produce nulla, ma distrugge. L’azzardo è una piaga sociale perché fiddonde l’idea che la vita possa cambiare con un colpo di vento, contro l’investimento sul lavoro, la fatica, le proprie capacità e sensibilità . A Campobasso ha aperto una sala da gioco davanti alla sede del Serd. È come se si vendesse la droga legalizzata davanti al suo luogo di cura». Chi lavora nel settore riceve tanti premi di produzione. «Sono posti di lavoro pensati per fare del male alla vita della gente. Ci lavorano anche persone perbene, ma non sono tante, credetemi» conclude l’ex direttore di Avvenire.
In Veneto i Serd sono 38 nei 9 dipartimenti contro le dipendenze. Le comunità terapeutiche sono circa 100, di queste solo tre sono pubbliche.
Info e supporto: Serd, Servizio dipendenze di Vicenza 0444.757550; serd.vicenza@aulss8.veneto.it.
Marta Randon