Missioni

San Francesco nel cuore del mondo buddhista

Ha festeggiato 10 anni la parrocchia di Lamphun, intitolata al patrono d'Italia, dove risiede il vicentino don Ferdinando Pistore.
di Andrea Frison

Ha festeggiato il compleanno con un anno di ritardo a causa del Covid-19, ma lo scorso ottobre, nonostante distanziamenti e mascherine, la parrocchia di Lamphun, in Thailandia, ha spento ufficialmente dieci candeline.

Era il 2010 quando il vicentino don Pietro Melotto, missionario fidei donum “in forza” alla missione interdiocesana avviata dalleChiese del Triveneto, prendeva casa (letteralmente) nella città a nord del Paese, unica presenza ufficiale della Chiesa cattolica nel cuore del mondo buddhista. Da allora la parrocchia è cresciuta, è stata realizzata una chiesa e oggi è retta per conto della Diocesi di Chiang Mai dai fidei donum don Ferdinando Pistore della Diocesi di Vicenza e don Bruno Soppelsa della Diocesi di Belluno- Feltre. Il centro “storico” della missione Thailandese, Chae Hom, verrà riconsegnato alla Diocesi retta dal Vescovo Francis Xavier Vira Arpondratana, a Pasqua del 2022. Sarà la comunità di Lamphun, quindi, a convogliare le energie messe a servizio della Chiesa Thailandese dalle Diocesi del Triveneto, che si troveranno ad affrontare nuove sfide, a partire dalla pandemia.

«La situazione che stiamo vivendo è contraddittoria. I contagi ci sono ancora, ma il Paese ha aperto le porte ai turisti perché economicamente non ce la fa più. Le scuole si frequentano solo online e tutti gli incontri pubblici sono sospesi. Anche i villaggi sono chiusi: in alcuni è da Pasqua di quest’anno che è stata celebrata l’ultima messa». A parlare è don Ferdinando Pistore, classe ‘65 in Thailandia dal 2017. Dopo i primi anni trascorsi a Bangkok per lo studio della lingua thai, da alcuni mesi don Ferdinando ha raggiunto Lamphun. Dieci anni fa, quando don Pietro Melotto ha aperto la missione, «in città, una roccaforte del buddhismo, non c’era nessun punto di riferimento cattolico – spiega don Ferdinando -. Oggi la comunità è cresciuta, ma chi la frequenta sono soprattutto birmani immigrati, arrivati qui per lavorare visto che la parrocchia si trova nella zona industriale della città, con tutte le difficoltà di inserimento che questo comporta». Gran parte degli immigrati birmani che raggiungono Lamphun provengono dal Kayah, lo stato del Myanmar (Birmania in lingua locale) dove la dittatura militare ha compiuto gli atti di repressione più violenti contro la Chiesa cattolica.

L’incontro con le persone in fuga dalla dittatura militare birmana.

E lungo il confine tra i due Paesi, poco distante dalla Provincia di Lamphun, sono sorti diversi campi profughi, spesso realizzati con materiali di fortuna. «Siamo riusciti a metterci in contatto con alcuni preti che si stanno prendendo cura di queste persone – racconta don Ferdinando -. Per l’Avvento abbiamo organizzato una raccolta di aiuti che sarà sostenuta anche dall’Ufficio missionario di Vicenza. Siamo riusciti a fare arrivare agli sfollati beni materiali, vestiti e medicine. La situazione è ancora precaria, non sappiamo con certezza quanto di tutto questo sia arrivato a destinazione e quanto no. Però stiamo costruendo dei contatti e dei canali sicuri che ci permetteranno di fare arrivare anche aiuti economici».

Don Ferdinando Pistore distribuisce la comunione durante una messa.

Il decimo anniversario della parrocchia è stato festeggiato lo scorso 3 ottobre, vigilia della festa di San Francesco, «celebrando la messa assieme al vescovo di Chiang Mai in un clima sobrio, indossando le mascherine e mantenendo il distanziamento, visto che la pandemia è ancora in corso», aggiunge don Ferdinando.. In fondo, a ben vedere, questa sobrietà è lo stesso spirito con cui, dieci anni fa, don Pietro Melotto si è inserito nella realtà di Lamphun. «In città non c’era mai stata una presenza cattolica ma ci animava il desiderio di dare una testimonianza – racconta don Pietro, classe ‘46 e oggi collaboratore pastorale dell’Unità pastorale di Veronella e Zimella -. Quando sono arrivato avevamo solo una cappella e due famiglie cattoliche in una provincia da 400mila abitanti,totalmente buddhista. È stata un’esperienza diversa, fatta di dialogo con la vita e di tempi lunghi. Ci sono rimasto sei anni. Ho imparato molto dal dialogo con il mondo buddhista. Un giorno, una monaca, mi disse: “voi cattolici siete molto bravi, quando la gente ha bisogno di aiuto o di istruzione vengono nei vostri ospedali e nelle vostre scuole. Ma quando hanno bisogno di aiuto per lo spirito, è da noi che vengono”. L’ho visto come un richiamo, per la nostra Chiesa occidentale».

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